Fake traffic: Cos’è? Penalizza la SEO?

Google Analytics ti sta segnalando un boom di traffico proveniente da paesi come la Cina o la Russia nonostante il tuo business sia localizzato al 100% in Italia? Probabilmente sei vittima di fake traffic: Visitatori fasulli, leggasi bot, mandati sul tuo sito web a rompere le scatole.

Chi manda questo fake traffic?

Potrebbe trattarsi di chiunque a partire da un competitor invidioso oppure di qualche bot alla ricerca di vulnerabilità nel tuo sito web. Il più delle volte è inutile porsi la domanda dato che non c’è modo di capire oltre ogni ragionevole dubbio chi possa essere il mittente di questo traffico. Certo almeno finché la cosa non va a produrre un danno, allora in quel caso si potrebbe anche pensare ad una querela per venirne finalmente a capo. Però diciamocelo, quante volte questo traffico prosegue per più di qualche giorno diventando un problema, e quindi producendo un danno rilevante e dimostrabile, tale da creare uno sviluppo del genere? Fortunatamente succede più “mai” che non “raramente”.

Cos’è il fake traffic?

Come dicevamo si tratta semplicemente di falsi visitatori. Una qualsiasi macchina con un qualsiasi IP può collegarsi al tuo sito web simulando un vero e proprio visitatore. Analytics filtra molto di questo traffico ma non è perfetto. Quando il fake traffic parte da un browser ad esempio per Google è quasi impossibile fare distinzione fra un bot ed un vero utente. Esistono ovviamente numerosi filtri che si potrebbero interporre fra client – il visitatore – ed il server – il tuo sito web – per evitare il problema ma in questo caso facciamo finta che tu non ne stia facendo uso, trovandoti quindi nel bel mezzo del problema.

Perché esiste questo fenomeno?

Rompere le scatole non sarebbe un motivo sufficiente. Nessuno spende tempo e denaro per dilettarsi nell’orribile arte dell’infastidire le persone. Alcune persone del genere in effetti esistono ma il 99% delle volte i motivi si possono così riassumere: Un competitor vuole danneggiarti oppure sei vittima di uno dei tanti crawler che scandagliano il web alla ricerca di siti web con vulnerabilità note.

Penalizza la SEO del mio sito web?

No. Nel modo più assoluto. Non esiste correlazione fra un attacco di fake traffic ed eventuali penalizzazioni quando parliamo di posizionamento e SEO. Salvo che il sito web, a causa dell’attacco, finisca offline s’intende. In quel caso subiresti tutti i danni che una sospensione del servizio comporta e la SEO sarebbe l’ultimo dei tuoi problemi. Un altro tipo di problema potrebbe essere la falsificazione delle metriche di Analytics che in seguito all’attacco potrebbero risultare pasticciate. Pensa ad un sito web il cui pubblico è così diviso: 80% Italia e 20% Svizzera. Dopo l’attacco le statistiche potrebbero riportare nuovi valori come: 40% Italia, 10% Svizzera, 20% Cina e 20% Russia. Un bel problema che rende difficoltosa la lettura dei dati reali. Il tutto si comunque si potrebbe risolvere escludendo dalla relativa vista il traffico proveniente da quelle nazioni oppure non considerando completamente i dati del giorno – o dei giorni – in cui l’attacco si è verificato.

Come risolvo questo fastidioso problema?

Per porre fine al fenomeno puoi adottare diverse soluzioni, la più efficiente sarebbe il filtro del traffico tramite una CDN come CloudFlare. In questo articolo non entreremo nel tecnico nè vedremo come settare CloudFlare per filtrare il traffico, sappi solo che la sua configurazione di base, quella che si fa semplicemente installandola, dovrebbe essere più che sufficiente. Quasi dimenticavo: CloudFlare è gratis!

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