Brasile: anno nero per l’Amazzonia

Il Brasile, noto per la sua ricca biodiversità amazzonica e i suoi imponenti fiumi, sta affrontando una crisi ecologica senza precedenti. L’anno 2020 si è rivelato un vero e proprio anno nero per l’Amazzonia, dove gli incendi hanno distrutto un’area enorme di foresta tropicale.

Secondo i dati satellitari del Programma di sorveglianza dell’Amazzonia (PRODES), il Brasile ha perso circa 11.000 chilometri quadrati di vegetazione tra agosto 2019 e luglio 2020. Una perdita di biodiversità, habitat e risorse naturali che ha notevolmente aumentato l’emissione di gas a effetto serra e contribuito al cambiamento climatico.

Le cause principali di questo disastro ambientale sono dovute all’azione umana, come la deforestazione illegale, l’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento, l’insediamento umano e l’estrazione di risorse naturali.

Il governo brasiliano ha aumentato i controlli sui taglialegna illegali e ha bandito temporaneamente l’uso dei fuochi per pulire la terra, ma queste misure non sono state sufficienti. Gli ambientalisti e le organizzazioni internazionali esortano il Brasile ad attuare politiche per salvaguardare l’Amazzonia, una delle risorse naturali più importanti per il nostro pianeta.

La comunità internazionale deve avere un ruolo attivo nel preservare la foresta amazzonica e garantire che gli incendi non continuino a distruggere il suo ambiente delicato che, oltre a essere abitato da molte specie animali e vegetali, fornisce acqua potabile e aria pulita.

Il Brasile può fare la differenza, agisce per preservare l’Amazzonia è davvero importante per proteggere il futuro del nostro mondo.

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